…e la mattina arriva con un sole stupendo, il vento si è
calmato lasciando un‘aria fresca e pulita.
Assistevamo all’affacciarsi della primavera sui colli
parmensi.
Io sono abituato ad alzarmi presto, anzi, adoro alzarmi
presto!
Verso le sette, faccio due passi nel giardino della Locanda
e, mentre guardo l’affascinante panorama della Val Baganza, intravedo Catina
sulla collina di fronte nel suo terreno.
E’ in compagnia di un cane lupo e due bovari del bernese
che, sorpresi dalla mia presenza, mi corrono incontro esuberanti e
simpaticamente minacciosi, ma si vede che sono buonissimi.
La raggiungo e le faccio i complimenti per il giardino.
Catina mi racconta che vive in locanda solo da alcuni
mesi e che, presa dalla ristrutturazione del casale che risale al ‘700, ha
avuto poco tempo per curarsi dello scoperto e vorrebbe qualche consiglio a
riguardo.
Mi accorgo che non comprende subito che i miei complimenti
sono rivolti proprio alla naturalità di quel luogo, al verde genuino, senza
troppi “fronzoli o artefizi”.
Nel guardarmi intorno, nel silenzio, ascolto la sua voce che
mi spiega che ci sarebbe il bosco da sistemare, i rami secchi da eliminare, e
il giardino di fronte al casale da tosare. Tanti aggiustamenti da fare, secondo
lei!
Mi permetto di distrarmi e non fare più molta attenzione a
ciò che dice perché vengo letteralmente assorbito dalla visione di uno stupendo
esemplare di Quercia, giù alla base della collina, che catalizza i miei sensi.
E’ una Quercus Robur, con evidenti problemi di salute si, ma
esprime e “personifica” un valore che mi entusiasma, negli alberi come nelle
persone: la resilienza.
La resilienza, la capacità di piegarsi ma non spezzarsi a
fronte delle avversità della vita; la dote di sapersi rigenerare, adattare e
reinventare, per sopravvivere.
Catina se ne accorge e mi dice..”…ah quella…piace
molto anche a me ma andrebbe potata vero?…io non ne capisco molto, vorrei
fare di questo posto un luogo bello, dove far incontrare persone interessanti
(leggi anime ndr) creando iniziative culturali e di condivisione”.
In quel momento si accende una scintilla!
Catina e la Locanda sembrano la somma perfetta di come si
possa fare accoglienza e cultura del bello, dell’amicizia vera tra le persone
che desiderano crescere e condividere. Ed è tutto lì in un posto ideale
esattamente in quel momento.
Era da qualche tempo che professionalmente e, più in
generale, umanamente, sentivo l’esigenza di “qualcosa” di stimolante per reinventare
il mio modo di approcciarmi alla vita e alle varie situazioni!
Nel frattempo ci raggiunge Riccardo e anche lui rimane
rapito dalla Quercia.
Azzardo… ”Rik cosa ne dici di usare questa Quercia per
spiegare la resilienza degli alberi?…magari in organizzando un evento o a
favore dei ragazzi delle scuole?”
Il Ferrari che è sempre entusiasta su nuove proposte,
specialmente se controcorrente e innovative ribatte con un “ma si!!”. Rivolgendoci
a Catina le comunichiamo in coro che in realtà alla Quercia non avremmo fatto
proprio nulla, che andava bene così.
Lei sorride…rimane interdetta ma fiduciosa…
Le spiego che io e Riccardo abbiamo fondato un piccolo
gruppo di Arboricoltori eco-etici: ci rapportiamo agli alberi cercando di avere
il minor impatto possibile sulla loro esistenza. Potare solo se serve,
assecondare i tempi delle piante e se il secco non è pericoloso lo riduciamo e
basta. Oltre a ciò in genere pratichiamo i cosiddetti “tagli a corona” per favorire
lo sviluppo della biodiversità.
Catina fa un passo indietro quasi travolta dalle nostre
spiegazioni, sicuramente le saremo sembrati due fanatici. In realtà ci
sorprende il fatto che ha compreso subito la vera passione che mettiamo nel
nostro lavoro, nella cura degli alberi, e ci ha dato subito completa fiducia e
supporto.
Una cosa che ho imparato negli ultimi anni è che le “anime
ad anelli” si capiscono e si fidano reciprocamente. Si crea naturalmente una
intesa perfetta che si basa sulla fiducia riconosciuta nel constatare la
purezza degli intenti. In questi ultimi due anni ho capito che Catina è
fenomenale nel far propri ed assecondare questi concetti, non solo con me, ovviamente,
anche con tutte le persone che ha incontrato e coinvolto nei suoi bei progetti.
Mi stupisce quando mi dice “dai scegli una data e vieni in
Locanda a parlare di alberi!”. Mi spiazza. Continua “si si dai…coinvolgo
uno scrittore ed una mia amica che produce parmigiano. Se sei d’accordo
inauguriamo così una serie di eventi che ho in mente”.
Mi ritrovo a sorridere a Riccardo pensando che davvero ci
vuole poco per realizzare belle cose, se lo si fa con così tanto entusiasmo!
Rientriamo in Locanda e facendo check out ci ripromettiamo
di organizzare davvero la serata.
La serata evento c’è stata a inizio estate 2017. Mi sono trovato a parlare di alberi, davanti
a una platea di 30 persone attentissime, al fianco di un bravissimo
scrittore come Mario Ferraguti – grande conoscitore degli Appennini Emiliani,
delle tradizioni e della fauna di quel territorio- e a Gabriella e Diego proprietari
dell’azienda agricola Bastia.
Ferraguti ha scritto diversi libri; uno, in particolare, sul
fascino delle case abbandonate.
Si, avete capito bene, ha scritto un libro sul fascino delle
case spopolate che sono sugli Appennini: “La voce delle case abbandonate – Piccolo
Alfabeto del silenzio – Ed. Ediciclo. Pagine bellissime che raccontano cosa può
testimoniare una casa sulla vita che la abitava, osservando gli oggetti che
contiene.
Inutile dirvi come la lettura di questo libro mi abbia
aperto la mente e fatto riflettere su quanto ci possa dire un oggetto che
può sembrarci insignificante ma che per chi l’ha posseduto probabilmente aveva
un significato importante, a volte vitale.
Riassumendo Ferraguti mi ha fatto ragionare sull’importanza
del rispetto delle cose altrui!
E poi Gabriella e Diego. Li abbiamo ascoltati dirci cose
molto interessanti su un prodotto come il Parmigiano, specialmente su come si
possa produrre nel rispetto del benessere animale.
A fine serata Catina offre un aperitivo a tutti e sorseggiando
un buon spumante sorride e candidamente ci dice “bravi tutti!”
Siamo felici e ci rendiamo conto che in effetti la magia del
luogo ha permesso di incontrarci e conoscerci.
quattro anime ad anelli…quattro passioni diverse…quattro
sconosciuti che ora si stimano.
Ci penso un attimo e rilancio: propongo a Catina di organizzare
una seconda serata-evento sul vino che, come sapete, è altra mia grande passione.
Lei senza pensarci sposa subito l’idea. E si riparte.
La semplicità di un sincero “perche’ no?!” ad
una qualsiasi reciproca proposta ha un “sapore” entusiasmante; c’è da riflettere
sul fatto di spargerne un po’ più spesso di “perché no!“, in generale, di certo sarebbe positivo per
tutti.
Subito comincio a pensare a come organizzare questo evento
enoico sperando di non essermi lanciato in qualcosa di più grande di me. Com’è
andata? Ve lo racconto nel prossimo post. A presto!